La crisi ucraina sta riportando le criptovalute alla funzione per le quali erano state create: quella di mezzo di pagamento, con l’obiettivo, per certi versi utopico, di sostituirsi alle tradizionali valute.
Il complesso di sanzioni perpetrato dall’Occidente ai danni della Russia, tra cui l’estromissione dal circuito SWIFT dei principali istituti finanziari russi, starebbe infatti portando molti cittadini russi a dirottare il proprio denaro verso le criptovalute.
Tale discorso, oltre che per gli invasori, può essere fatto anche per il popolo invaso, gli ucraini: è evidente che, con i bombardamenti, le banche hanno smesso di esercitare il proprio ruolo di intermediari.
Da che mondo è mondo, in condizioni di guerra, il denaro lascia il posto al baratto, questa è probabilmente la prima volta nella storia in cui ad esso vi è un’alternativa.
Nate, come detto, con l’obiettivo di sostituirsi ai tradizionali mezzi di pagamento, le criptovalute sono nel tempo balzate alle cronache come mero asset speculativo: in tanti, attratti dai titoloni dei notiziari, hanno provato a guadagnarci, finendo molto spesso col restare a mani vuote.
Qualcun altro ne ha invece esplorato le qualità di riserva di valore, ritenendo che, col tempo, esse possano addirittura sostituirsi all’oro, riserva di valore per antonomasia.
C’è però da chiedersi quali dei vantaggi descritti sinora siano da ritenersi realmente tali, soprattutto nei complicati tempi in cui viviamo.
Disintermediazione e decentralizzazione sono da sempre le qualità che maggiormente contraddistinguono le criptovalute.
La prima attiene alla possibilità di fare a meno delle “odiate” banche e, più in generale, di qualsiasi intermediario; la seconda a quella di poter rinunciare alle banche centrali, rendendo di fatto la moneta uno strumento neutro, democratico.
Nel mondo utopico immaginato da Satoshi Nakamoto, lo pseudonimo utilizzato dall’inventore dei bitcoin, non sarebbe però stato possibile sanzionare chi invade un Paese con l’obiettivo di rovesciare un Governo democraticamente eletto e calpestando i diritti umani. Poi, sarà pur vero che, nel mondo utopico da lui immaginato, le guerre non esistono, anzi, probabilmente neppure l’idea stessa di Stato esiste.
Prima di sognare un mondo fatto di unicorni, dovremmo un attimo ricordarci della realtà in cui siamo chiamati a vivere, quindi passi il fintech, e dunque la marginalizzazione delle banche nel sistema economico, non la figura del banchiere centrale, vero e proprio baluardo della salute delle nostre economie, l’abbiamo visto anche durante l’emergenza Covid-19.
È per questo che ritengo l’avvento delle CBDC (Central Bank Digital Bank) un giusto compromesso, una soluzione che sì, magari spoglia le criptovalute di una delle sue peculiarità, la decentralizzazione, ma che ci permetterà di continuare a vivere in un mondo di pace.
Del resto, l’abbiamo visto anche con l’avvento dei tanti siti di informazione online nell’ultimo decennio, i quali, con la scusa della libera informazione, hanno spesso portato alla proliferazione di fake news, inquinando il dibattito politico.
A proposito di inquinamento, anche qui, il dibattito sulle criptovalute andrebbe affrontato con cautela, si parla tanto di transizione ecologica eppoi dovremmo affidarci ad uno strumento così impattante sul piano ambientale?
Lasciamo quindi da parte l’utopia e proviamo ad essere maggiomente pragmatici.
Hai trovato interessante questo articolo?
Condividilo! Inoltre, al fine di non perderti i futuri articoli, l’invito, come sempre, è a iscriverti alla newsletter e lasciare un like alla mia pagina Facebook se non l’hai già fatto, sono in arrivo delle novità. Grazie per la lettura!