Se è vero che le elezioni britanniche della scorsa settimana hanno portato al trionfo i conservatori di Boris Johnson, è vero anche che in Scozia a vincere è stata Nicola Sturgeon, leader del partito nazionalista scozzese (Snp),
la quale ha conquistato ben 48 dei 59 seggi assegnati alla Scozia (ai conservatori soltanto 6 seggi, 7 in meno della precedente tornata elettorale).
Così, mentre Boris Johnson ieri illustrava il programma di Governo, ottenendo il lascia passare del Parlamento sull’accordo su Brexit, la leader scozzese batteva i pugni riproponendo la strada del referendum di uscita della Scozia dal Regno Unito.
Questo perché, nel famoso referendum del 2016, a differenza di quanto avvenne nell’intero Regno Unito, quando il fronte del “Leave” si impose con il 52% dei consensi, in Scozia ben due terzi della popolazione votò per il “Remain“ e la netta affermazione della Sturgeon nelle ultime elezioni lascia poco spazio alle interpretazioni: la Scozia vuole restare nell’Unione Europea.
A differenza di quanto avvenuto in Catalogna però, dove il leader Carles Puigdemont inscenò un referendum informale che portò a pesanti repressioni da parte del Governo di Madrid, Nicola Sturgeon vuole fare le cose per bene, procedendo per vie legali e democratiche, cominciando dalla modifica dello Scotland Act del 1998, in modo da ampliare i poteri concessi al Governo scozzese. Infatti, allo stato attuale delle cose, spetta a Londra la decisione sulla concessione del referendum, possibilità che ad Edimburgo vorrebbero invertire.
Johnson ha già fatto sapere di non essere disposto a farlo, ritenendo il risultato del precedente tentativo di indipendenza della Scozia del 2014 ancora valido – allora il 55% degli scozzesi votò per restare nel Regno Unito – ma è chiaro che in 5 anni di acqua sotto i ponti ne è passata, 5 anni fa non si parlava di Brexit se non forse in qualche riunione di partito di UKIP.
“Viviamo in una democrazia e alla fine la democrazia deve prevalere e prevarrà” ha dichiarato la leader di Snp, determinata a proseguire la sua battaglia, non ci resta che attendere quali sviluppi prenderà la questione, per esempio, quali argomenti il Premier britannico saprà mettere sul tavolo per farla desistere, se è vero che Brexit vedrà il proprio compimento il prossimo 31 gennaio, i suoi effetti si protrarranno ancora a lungo.
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