
Questa settimana Porsche ha finalmente fatto il suo debutto in borsa, a Francoforte, in quella che è stata la più grande IPO in Europa da circa un decennio, ossia dai tempi della quotazione del gigante minerario Glencore PLC nel 2011.
“Oggi è un giorno storico per Porsche”, ha dichiarato Oliver Blume, CEO di Volkswagen e Porsche, in un’intervista a Bloomberg Television. “La prima reazione del mercato è molto positiva e questo mostra il potenziale della nostra azienda”.
Una scelta coraggiosa, soprattutto per l’incertezza che sta caratterizzando i mercati in questa fase – soltanto 10 miliardi in IPO da inizio anno, in calo dell’83% rispetto al 2021 – ma che, almeno per il momento, sembra aver dato i frutti sperati.
Porsche è infatti riuscita a piazzare le sue azioni a 82,50 euro, dunque nella fascia più alta tra quelle previste (il minimo era 76,50), raccogliendo complessivamente 9,4 miliardi di euro, il che porta la valutazione complessiva della società a 75 miliardi, non distante dalla capitalizzazione di mercato dell’intero gruppo VW (VOW3.DE) che, lo ricordiamo, tra gli altri, annovera, oltre Volkswagen, Audi, Skoda, Seat, Lamborghini, Bentley e Ducati.
Quotazione alta?
Sebbene Porsche abbia rappresentato solo il 3,5% di tutte le consegne effettuate da Volkswagen nel 2021, il marchio ha generato il 12% dei ricavi totali dell’azienda e il 26% del suo utile operativo.
Inoltre, il segmento delle auto sportive premium, in cui Porsche è ben consolidata, sembra essere relativamente immune dagli effetti della recessione economica e dall’aumento dell’inflazione.
Se rapportata a quella di Ferrari (RACE), che nel 2015 si rese protagonista di un’operazione simile, e che l’anno successivo portò allo scorporo da FCA, siamo su cifre più basse, anche se l’ambizione dei manager dell’azienda tedesca è seguire la strada tracciata dai rivali del Cavallino Rampante.
La quotazione.
L’IPO ha riguardato soltanto il 25% delle quote di Porsche AG, che sono andate così ripartite:
- Il 50%, quindi il 12,5% del totale, è stata venduto sul mercato, di cui, una quota rilevante (3,7 miliardi), a quattro investitori fondamentali: Qatar Investment Authority, il Fondo Sovrano Norvegese, T. Rowe Price e ADQ.
- L’altro 50% è andato invece ai maggiori azionisti del gruppo VW – la famiglia miliardaria Porsche e Piech – tramite la loro società di investimento Porsche SE, la quale già possiede la maggioranza delle azioni con diritto di voto (53%) del gruppo automobilistico tedesco. Ciò andrà a ripristinare la situazione antecedente al 2009, quando, dopo il fallito tentativo di scalare VW, la famiglia Porsche, che possedeva metà di Porsche e tutti i diritti di voto, fu costretta a vendere la società alla stessa VW.
Porsche SE? Porsche AG? Facciamo chiarezza.
Porsche SE e Porsche AG non sono la stessa azienda. Porsche SE è già una società quotata (PAH3.DE), è controllata dalla famiglia Porsche-Piech ed è il maggiore azionista di Volkswagen.
Il produttore di auto sportive oggetto della IPO è invece Porsche AG e fa parte del gruppo VW.
Un altro aspetto importante da chiarire è che la quotazione ha riguardato esclusivamente azioni privilegiate, dunque senza diritto di voto; ciò significa che i nuovi soci non avranno il potere di incidere sulle future strategie dell’azienda.
C’è anche spazio per del simbolismo: secondo quanto riportato sul sito web per il collocamento azionario, il capitale di Porsche AG è stato suddiviso in 911 milioni di azioni, in onore dell’iconico modello, suddiviso 50/50 tra azioni privilegiate e ordinarie. Come detto, solo le azioni privilegiate saranno oggetto di quotazione.
Come verrà utilizzato il denaro raccolto?
Volkswagen ha dichiarato che prevede di pagare il 49% dei proventi lordi totali della quotazione agli azionisti sotto forma di un dividendo speciale e di utilizzare la restante parte per completare il processo di elettrificazione dell’azienda.
Riguardo Porsche, anche se la 911 resta il modello più famoso del marchio, l’azienda ha saputo negli anni ampliare notevolmente la propria gamma, riuscendo a consegnare oltre 300.000 veicoli, dai SUV Cayenne e Macan, passando per la coupé a quattro porte Panamera, fino alla full electric Taycan, che lo scorso anno ha superato nelle vendite proprio la 911.
Parlando di numeri, l’azienda ha aumentato le vendite e i profitti per almeno tre anni consecutivi e nel 2021 ha generato oltre 30 miliardi di euro di vendite e oltre 5 miliardi di euro di utile operativo (EBIT). I ricavi sono in costante crescita, con un margine operativo in aumento, che è anche ben al di sopra di quello dei concorrenti.
Insomma, il futuro per Porsche sembra roseo, non ci resta che farle un grosso in bocca al lupo.
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