Jon Cunliffe, vice governatore di Bank of England.

Nella giornata di ieri Bank of England ha annunciato un’ulteriore stretta – la terza consecutiva – della propria politica monetaria, portando il tasso di riferimento allo 0.75%, ossia ai livelli pre-pandemici.

Si tratta del più rapido inasprimento dal 1997, anno in cui la massima autorità di politica monetaria del Regno Unito ottenne l’indipendenza dalla politica.

Una decisione che ha trovato tutti i membri del board concordi, accetto il vice governatore Jon Cunliffe, il quale ha votato per lasciare i tassi invariati, figlia della necessità di combattere la spirale inflazionistica, resa ancor più preoccupante dalla guerra in Ucraina, e che rischia di portare un aumento del costo della vita per i sudditi di Sua Maestà oltre l’8% previsto.

Sebbene il comportamento osservato negli ultimi mesi da BoE possa essere inquadrato come hawkish, si registra un’apertura da parte dell’Istituzione nel medio periodo, in quanto un ulteriore inasprimento, che nel mese scorso veniva definito come “probabile”, ora è ridotto alla dimensione del “potrebbe essere appropriato”.

Questa posizione più dovish lascia intendere la possibile necessità nel prossimo futuro di allentare leggermente la presa, in modo da non indebolire eccessivamente la ripresa economica.

Come scritto più volte, in questa fase i banchieri centrali si muovono su un sentiero sempre più stretto e irto di ostacoli, sarà necessario agire con estrema cautela.

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