Ci è voluto un vertice di ben 7 ore, protrattosi fino a tarda notte, per diramare una nuova scadenza per Brexit, il 31 ottobre, proroga che è arrivata ad appena un giorno dal precedente termine fissato per il 12 aprile.
In questa foto il Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, sembra dire al pubblico in sala: “Fermi tutti, dell’accordo su Brexit non se ne fa più niente!”
Dopo le 3 bocciature al Piano May e i successivi “No” alle 12 proposte (8 avanzate il 27 marzo e 4 il 1 aprile) presentate dallo stesso Parlamento, è finalmente arrivato un “Sì” ad una mozione su Brexit, quella della parlamentare laburista Yvette Cooper, avente per oggetto la volontà di scongiurare il “No deal”, ossia l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea senza un accordo, aka “Hard Brexit”.
Sono trascorsi circa due mesi dal mio ultimo articolo su Brexit.
Non che di cose in questo lasso di tempo non ne siano successe, anzi, solo che, come manifestato in un recente post sulla mia pagina Facebook – a proposito, se vi va, seguitemi – la situazione ha assunto, e sta assumendo, dei contorni così complessi e, per certi versi – perdonerete l’espressione – tragicomici, da comportare un’analisi più accurata e complessiva della semplice riproposizione delle singole notizie.
Quest’articolo ha l’obiettivo di fare il punto su quanto accaduto nelle ultime settimane, provando infine a tracciare i possibili sviluppi, senza però alcuna presunzione di offrire una soluzione definitiva, anche perché, come scoprirete leggendo queste righe, una soluzione pare non esserci.
Il Parlamento britannico ieri sera ha rigettato l’accordo di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Una bocciatura sonora quella subìta da Theresa May (432 voti contro 202, con 118 membri del Partito conservatore schierati contro la loro leader) la peggiore di un Governo britannico dal 1924.
La Camera dei Comuni, la camera bassa del Parlamento del Regno Unito.
Saranno giorni di passione quelli che attendono il Regno Unito da qui all’11 dicembre, data nella quale il Parlamento sarà chiamato a pronunciarsi sull’accordo stipulato dal Governo britannico con l’Unione Europea concernente Brexit e da cui, con ogni probabilità, dipenderà anche il futuro di Theresa May.
Nel caso vincesse il “Sì”, poco da dire, l’accordo è bell’e fatto, ma nel caso, come presumibile, vincesse il no? (altro…)
Circa un anno fa vi avevo parlato dell’affaireGibilterra come uno dei principali nodi da sciogliere in vista di un accordo su Brexit.
Il Premier spagnolo Pedro Sanchez, al fine di dare una spinta al partito socialista impegnato nelle elezioni regionali del prossimo 2 dicembre in Andalusia, di cui Gibilterra fa parte, (altro…)