
La Camera dei Comuni, la camera bassa del Parlamento del Regno Unito.
Saranno giorni di passione quelli che attendono il Regno Unito da qui all’11 dicembre, data nella quale il Parlamento sarà chiamato a pronunciarsi sull’accordo stipulato dal Governo britannico con l’Unione Europea concernente Brexit e da cui, con ogni probabilità, dipenderà anche il futuro di Theresa May.
Nel caso vincesse il “Sì”, poco da dire, l’accordo è bell’e fatto, ma nel caso, come presumibile, vincesse il no?
La risposta è che ci si troverebbe in acque inesplorate, con questo articolo proveremo a disegnare i possibili scenari.
- Theresa May sostituita da un altro Governo Conservatore. Con la vittoria del “No” Theresa May potrebbe essere costretta alle dimissioni e sostituita da un esponente della maggioranza che ha mal digerito l’accordo, su tutti, l’ex Segretario di Stato per gli affari esteri e del Commonwealth, nonché ex sindaco di Londra, Boris Johnson, il quale con ogni probabilità chiederebbe la riapertura dei negoziati o forzerebbe addirittura per un’uscita senza alcun accordo. Ciò porterebbe ad una ridiscussione da zero dell’accordo tra le parti, bloccando per un tempo indefinito le relazioni commerciali, con gravi ripercussioni economiche, soprattutto per il Regno Unito.
- Elezioni anticipate e vittoria dei Conservatori. Un’altra conseguenza del “No” potrebbe essere quella di indire elezioni anticipate, dalle quali scaturirebbe una nuova vittoria dei Conservatori. Stando ai sondaggi, si tratterebbe comunque di una vittoria risicata, da cui nascerebbe un Governo debole quanto quello in carica e probabilmente ancora ostaggio del DUP, il partito unionista nord-irlandese che minaccia la vittoria del “Sì” e dunque la tenuta del Governo May.
- Elezioni anticipate e vittoria dei Laburisti. Nuove elezioni potrebbero portare ad una più probabile vittoria dei Laburisti di Jeremy Corbyn e un conseguente, nuovo referendum, il cui esito, benché incerto, potrebbe stavolta propendere dalla parte del “Remain“, dato che, tale fronte, potrebbe beneficiare del sostegno di nuovi giovani che nel frattempo avranno acquisito il diritto al voto; non scordiamo infatti che nella precedente tornata referendaria c’era stata una vera e propria spaccatura tra i giovani, fautori del “Remain“, e gli anziani, sostenitori del “Leave“.
- No deal e blocco delle relazioni tra Parlamento britannico e l’UE. Di fatto, l’esasperazione del punto 1, equivalente a quello che gli economisti definiscono “Cigno nero”.
Nel frattempo, le massime istituzioni d’Oltremanica hanno a più riprese chiarito che l’uscita dall’UE sarà, almeno nel medio-breve periodo, tutt’altro che indolore per i sudditi di Sua Maestà e, nel caso di “No deal”, assumerebbe contorni persino catastrofici.
Secondo il Governo inglese, se l’accordo dovesse finalizzarsi – dunque nell’ipotesi migliore – a causa del mix di restrizioni all’immigrazione e ai nuovi attriti sul commercio, non tenendo conto dell’ormai famoso backstop tra le due Irlanda sino al 2020, nei prossimi quindici anni il PIL del Regno Unito calerebbe del 3.9%.
Nello scenario peggiore, Bank of England, dichiara un calo dell’8% nel giro di un anno rispetto al PIL prodotto dal Paese nel periodo pre-referendum e del 10.5% per i successivi 5 anni. Nel contempo, la sterlina accuserebbe un crollo del 25% che porterebbe ad un’impennata dell’inflazione al 6.5%, una crescita del tasso di disoccupazione dall’attuale 4.1% al 7.5% e un inevitabile aumento dei tassi di interesse. Anche il mercato immobiliare subirebbe chiaramente una drastica caduta, stimata nell’ordine dei 30 punti percentuali.
Tali conseguenze sarebbero ben più gravi da quelle generate dalla crisi dei mutui subprime del 2008, quando il PIL del Regno Unito diminuì “solo” del 6.25% e il valore delle case del 17%.
È chiaro che le stime lasciano sempre il tempo che trovano, ed è chiaro anche che, tanto il Governo, quanto Bank of England, siano in qualche modo parti in causa, il primo perché ne va del suo futuro, la seconda perché, per quanto organismo superpartes, al tempo, per bocca del suo Governatore Mark Carney, si schierò in maniera decisa per il “Remain“.
Solo il tempo potrà dirci con esattezza quali saranno gli effetti di Brexit, sempre che essa si verifichi: un consulente della Corte di Giustizia Europea ha stabilito che il Regno Unito ha piena capacità di revocare unilateralmente l’articolo 50 dei Trattati, quello che ha avviato il processo di uscita dall’UE.
Insomma, Oltremanica fanno ancora in tempo a ripensarci…
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