L’IPO di Porsche è un successo.

Taycan, la prima Porsche 100% elettrica.

Questa settimana Porsche ha finalmente fatto il suo debutto in borsa, a Francoforte, in quella che è stata la più grande IPO in Europa da circa un decennio, ossia dai tempi della quotazione del gigante minerario Glencore PLC nel 2011.

“Oggi è un giorno storico per Porsche”, ha dichiarato Oliver Blume, CEO di Volkswagen e Porsche, in un’intervista a Bloomberg Television. “La prima reazione del mercato è molto positiva e questo mostra il potenziale della nostra azienda”.

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Il capitalismo filantropico di Patagonia.

Conoscete Patagonia, il noto brand di abbigliamento specializzato nella realizzazione di capi ad alta sostenibilità che prende il nome dall’omonima regione dell’America Latina, tra Argentina e Cile?

Il suo fondatore, l’istrionico Yvon Chouinard, ha annunciato di voler compiere un ulteriore passo nella sua personale lotta al cambiamento climatico, trasferendo la proprietà della società, il cui valore si aggira intorno ai 3 miliardi di $, ad un trust e ad un’organizzazione no-profit.

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Il caso Boeing 737 MAX.

The Boeing Company è un’azienda aeronautica statunitense, impegnata sia nella produzione di veicoli civili che ad uso militare, fondata a Seattle nel 1916. I suoi aerei, riconosciuti in tutto il mondo come altamente tecnologici, oltre che estremamente affidabili, hanno per decenni dato lustro all’aviazione statunitense.

Questo almeno fino all’avvento, nel 2015, di Dennis Muilenburg, il CEO che ha provato a reinventare Boeing: da gigante dell’aviazione a gallina dalle uova d’oro di Wall Street.

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Nvidia-Arm, questo matrimonio non s’ha da fare.

L’acquisizione di Arm Holdings da parte di Nvidia Corporation è definitivamente tramontata.

L’accordo, stipulato nel 2020 per un ammontare iniziale di 40 miliardi di $, tra Softbank, il conglomerato finanziario giapponese proprietario dell’azienda tecnologica britannica, nota soprattutto per la sua omonima linea di processori, ed il produttore di chip statunitense, aveva immediatamente portato ad una levata di scudi da più parti:

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La disastrosa IPO di Deliveroo.

Un rider di Deliveroo.
Nella foto un rider di Deliveroo.

Deliveroo (Roofoods Ltd.) è una società britannica di consegna di cibo a domicilio, fondata a Londra nel 2013 da Will Shu e Greg Orlowski, operante in molti Paesi del mondo, tra cui l’Italia.

L’ascesa del food delivery, resa ancor più prorompente dalla pandemia, aveva convinto il management a quotare la società in borsa, avvenuta, lo scorso 31 marzo presso la borsa di Londra.

Quella che avrebbe potuto essere l’ennesima storia di successo di una startup tecnologica si è invece rivelato un enorme flop (-26%, con 2 miliardi di sterline cancellati dalla sua capitalizzazione di mercato di apertura fissata a 7.6 miliardi di sterline), secondo un banchiere occupatosi della quotazione “La peggiore IPO della storia di Londra”.

Con questo articolo proviamo quindi ad analizzare quanto accaduto.

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Il caso Ant Group.

Ant Group è un’azienda cinese di pagamenti digitali e servizi finanziari, di quelle che oggi vengono definite con l’appellativo di “fintech”, di proprietà di Jack Ma, il miliardario cinese che la ideò come sistema di pagamento per Alibaba, la cosiddetta “Amazon cinese”, anch’essa di sua proprietà.

Nel 2011, però, Ma decise di separare le due società, le quali, pur mantenendo un rapporto preferenziale, hanno avuto percorsi diversi. Nel settembre del 2014, infatti, Alibaba si quotò alla borsa di New York, raggiungendo quella che era allora la più alta quotazione in borsa della storia, superata successivamente, nel dicembre del 2019, solo da Saudi Aramco (29.4 miliardi di dollari), la compagnia petrolifera di proprietà della famiglia reale dell’Arabia Saudita.

Lo scorso novembre, Ma si apprestava a riprendersi lo scettro quotando presso le borse di Pechino e Shanghai l’11% di Ant Group per 34.4 miliardi di dollari, portando la capitalizzazione complessiva della società oltre i 300 miliardi di dollari.

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