Sono trascorsi diversi anni – era il 2016 – dall’ultimo tentativo di demonetizzazione operato dall’India.
Allora, ne scrissi anch’io, si trattò di un vero e proprio bagno di sangue: l’86% della valuta indiana, la rupia, nello specifico le banconote da 500 e 1.000, furono invalidate dall’oggi al domani, costringendo i cittadini a mettersi in fila presso gli istituti bancari di tutto il Paese, pena l’impossibilità di effettuare pagamenti e la perdita del proprio denaro.
Tra l’altro, in quella occasione, Reserve Bank of India, la banca centrale del Paese, non riuscì neppure a soddisfare la domanda di nuove banconote in grado di compensare i depositi, nonostante l’imposizione di un limite giornaliero di 4.000 rupie: si narra di decine di persone sentitesi male, qualcuna addirittura deceduta, mentre attendevano per ore il proprio turno.
Stavolta la situazione dovrebbe essere diversa, sia perché, innanzitutto, negli ultimi anni i pagamenti digitali hanno largamente preso piede nel Paese, sopperendo alla mancanza nelle periferie di filiali bancarie, sia perché ad essere ritirate saranno le meno diffuse banconote da 2.000 rupie, quelle che presero il posto nel 2016 di quelle da 1.000, il taglio più alto in circolazione, un decimo della valuta totale in circolazione, l’equivalente di circa 24 $, sia perché, infine, i cittadini indiani avranno circa 4 mesi (fino al 30 settembre) per depositarle.
A tal proposito, non si sa con esattezza cosa accadrà dopo tale deadline: Reserve Bank of India non ha chiarito se le banconote da 2.000 rupie il 1 ottobre diventeranno effettivamente carta straccia.
La suddetta banconota, la cui stampa era già stata interrotta nel 2019 in favore di volumi maggiori di tagli inferiori, era spesso additata di favorire corruzione e affari loschi, dunque, il suo ritiro segue il percorso già tracciato da altri Paesi, a cominciare dall’Eurozona, dove la BCE ormai da anni ha deciso di non stampare più banconote da 500 euro.
A questo punto, è lecito prevedere una prepotente riemersione di tale taglio – gli indiani avevano l’abitudine di tesaurizzarla – non tanto con l’idea di depositarla e quindi rischiare di finire sotto la lente di ingrandimento del Fisco, quanto approfittarne per sostituirla con altro, soprattutto lingotti d’oro, altra abitudine piuttosto diffusa nel Paese.
Per completezza di analisi non va inoltre dimenticato che le ambizioni dell’India di diventare una superpotenza economica ed industriale passano anche dalla creazione di un Fisco in grado di supportarne la crescita e di Welfare capace di prendersi cura di quello che le più recenti proiezioni ci dicono diventerà presto il Paese più popoloso al mondo.
Lotta all’evasione, dunque, – tra l’altro la banconota da 2.000 rupie, in virtù della scarsa diffusione, ben si prestava anche alla contraffazione – ma, come descritto in precedenza, anche alla corruzione.
Nel mirino del Presidente Narendra Modi, secondo i critici, ci sarebbero soprattutto i rivali politici: da qui alle prossime elezioni presidenziali, in programma nell’estate del 2024, ci saranno diverse tornate amministrative. In passato, infatti, Reserve Bank of India ha sottolineato l’aumento della quantità di denaro in circolazione in prossimità degli appuntamenti elettorali.
Non solo, la riemersione di tali banconote dovrebbe generare un boom di acquisti in articoli per la casa di alto valore, forse persino dello stesso settore immobiliare, con risvolti positivi per la crescita della terza economia asiatica dopo Cina e Giappone.
Di tenore certamente inferiore saranno gli effetti sulla piccola imprenditoria che, data l’incertezza su cosa accadrà dal prossimo 1 ottobre, potrebbe avere qualche remora nell’accettare grosse quantità di banconote di cui non è ancora chiara la futura validità.
Infine, se almeno una parte di tali banconote verrà depositata, esse genereranno una maggiore liquidità negli istituti bancari, dunque una maggiore propensione da parte di questi ultimi nell’erogazione di prestiti a famiglie ed imprese, nonostante l’incessante aumento del costo del denaro operato da parte di Reserve Bank of India dal maggio del 2022.
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