Nella notte italiana, come in molti saprete, è andato in scena il primo dei 3 confronti televisivi previsti tra Hillary Clinton e Donald Trump, candidati, rispettivamente democratico e repubblicano, alla successione di Barack Obama alla Presidenza degli Stati Uniti d’America.
Al di là che del confronto, che si è basato per lo più su tematiche già affrontate in precedenza, alcune di esse assai noiose – il certificato di nascita del Presidente uscente, per esempio – ha attirato la mia attenzione il risvolto che esso ha avuto, e sta avendo, sulle valute dei Paesi vicini, su tutti il Messico, a più riprese attaccato dal candidato repubblicano – ricordate la questione costruzione di un muro tra i due Paesi atto ad impedire l’ingresso degli immigrati messicani sul suolo americano? – la cui valuta aveva subito in questi mesi un vero e proprio tracollo fino a raggiungere il valore più basso di sempre a 19.9333 appena prima dell’inizio del confronto.
Dal grafico che segue, invece, è possibile osservare l’oscillazione delle principali valute coinvolte in questa curiosa disputa, prima e dopo il confronto della notte scorsa.
Non serve aver ascoltato un solo minuto del dibattito per comprenderne l’esito:
Trump, prima del dibattito, sembrava aver raggiunto nei sondaggi la candidata democratica, infatti, le valute coinvolte avevano tutte subito un deprezzamento nei confronti del dollaro.
A dibattito concluso, però, tutte le valute hanno invertito la rotta: il Peso messicano ha letteralmente spiccato il volo – +1.75% sul dollaro alle 9:23 (Orario di Londra), il più alto apprezzamento fatto registrare tra le 140 valute del mondo e miglior performance dal 17 febbraio scorso – chiaro sentore della vittoria della Senatrice Clinton, apparsa calma e risoluta nel rispondere alle invettive di Trump, per converso, piuttosto agitato – diverse le interruzioni quando a parlare era la candidata democratica – e più volte in difficoltà, soprattutto quando ha dovuto difendersi dalle accuse di evasione fiscale.
L’unica valuta a far registrare un andamento inverso sul dollaro è stato lo yen giapponese (-0.5%), conclusione del tutto prevedibile, dato che la valuta nipponica, così come accaduto durante la Brexit, complice la politica accomodante di Kuroda, ha ormai assunto in pianta stabile il ruolo di moneta rifugio per gli investitori internazionali.
Staremo a vedere quali effetti sortiranno i prossimi due confronti previsti, intanto, vi ricordo che le elezioni americane si terranno il prossimo 8 novembre.