
N.B. Il grafico รจ antecedente all’ultima stretta di 50 punti base operata dalla BCE.
Dalle riunioni dei board di Federal Reserve, Banca Centrale Europea e Bank of England, svoltesi questa settimana, emerge un vision comune: lโinflazione รจ sรฌ “vista” in discesa ma meglio non fidarsi , in questa fase occorre restare vigili e continuare il percorso di restringimento monetario a colpi di aumenti dei tassi e riduzione dei rispettivi bilanci (Quantitative tightening), lievitati in maniera considerevole durante la pandemia.
Comune anche il monito ai responsabili delle rispettive politiche fiscale a non cedere alle pressioni salariali – potrebbero rialimentare la spirale inflazionistica – da parte dei cittadini, il cui potere dโacquisto, complice lโaumento del costo dellโenergia, si รจ sensibilmente ridotto nel corso dellโultimo anno.
Per riportare lโinflazione ad un livello prossimo al 2%, uno dei dogmi della moderna macroeconomia, servirร una stretta collaborazione tra politica monetaria e fiscale, con questโultima che, presumibilmente, finirร per pagare dazio.
Sรฌ, perchรฉ, come sta avvenendo nel Regno Unito e come probabilmente avverrร negli Stati Uniti a breve, allโaltare dellโinflazione andranno sacrificati non pochi posti di lavoro.
ร proprio per lenire tali conseguenze che il Presidente della Fed, Jerome Powell, sta provando a costruirsi un atterraggio piรน morbido: dopo i sei aumenti โjumboโ registrati tra giugno e novembre, quello da mezzo punto in dicembre, ecco che stavolta รจ arrivato una piรน accorta stretta di โsoliโ 25 punti base. Rallenta l’incedere – ora siamo a 4.5-4.75% – ma non l’obiettivo di lungo periodo, che resta nell’intervallo 5-5,25%.
Piรน complesso invece il lavoro per Andrew Bailey: le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale dicono che il Regno Unito sarร lโunico Paese tra quelli del G20 a non evitare la recessione.
Ciรฒ nonostante, il Governatore di Bank of England, il quale due giorni fa ha annunciato unโulteriore stretta di mezzo punto, che ha portato i tassi al 4%, il livello piรน alto in 14 anni, ha incassato lโappoggio del Cancelliere dello Scacchiere, Jeremy Hunt, convinto che la difesa del potere dโacquisto dei sudditi di Sua Maestร abbia la prioritร sulla crescita.
E la Banca Centrale Europea?
Christine Lagarde, dopo la sequela di svarioni sul piano comunicativo osservati da quando ricopre il ruolo di Presidente della massima Istituzione di politica monetaria dellโEurozona, sembra aver finalmente completato il suo processo di apprendistato.
La conferenza stampa andata in scena giovedรฌ ha dato la possibilitร allโex Presidente del FMI di offrire una visione piรน ad ampio respiro di quelle che saranno le sue mosse da qui ai prossimi mesi: al previsto aumento dei tassi di 50 punti base se ne aggiungerร con ogni probabilitร un altro giร in marzo, poi, dati alla mano, si ragionerร sul futuro.
Sebbene, infatti, la caduta del prezzo degli energetici spinga l’inflazione verso il basso, la componente cosiddetta core, ossia quella spogliata – appunto – dagli energetici e dai beni elementari, registra un nuovo picco, al 5.2%. (vedi grafico).

Costanza e coerenza sembrano in questa fase guidare l’azione di Christine Lagarde, la quale sta provando a recuperare quella che nel gergo della politica monetaria viene definita โforward guidanceโ, ossia la capacitร di una banchiere centrale di influenzare con i propri annunci gli operatori di mercato, ispirarne le scelte, anzichรฉ rassegnarsi ad inseguirle come fatto finora.
Poi, certo, lโevoluzione della guerra in Ucraina resta una di quelle variabili imprevedibili con cui, per forza di cose, tutti gli operatori, a cominciare dai banchieri centrali, dovranno continuare a fare i conti, cosรฌ come lโinsorgere di eventuali โ Dio ce ne scampi โ varianti di coronavirus.
Importanti conferme sono invece arrivate sul fronte della riduzione del portafoglio accumulato con il quantitative easing, nello specifico con il programma App (Asset Purchase Programme) che, come previsto, comincerร nel marzo del 2023 e si attesterร nell’ordine dei 15 miliardi al mese fino a giugno per poi, successivamente, valutare il da farsi.
Il reinvestimento dei titoli pubblici sarร quindi parziale rispettando le proporzioni dei rimborsi – per emittente nazionale e sovranazionale – esistenti; discorso diverso per i corporate bond, per i quali verranno preferiti i titoli piรน โgreenโ. Infine, il portafoglio โpandemicoโ, il cosiddetto PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme) sarร reinvestito in pieno almeno fino alla fine del 2024, con la flessibilitร finora garantita per evitare rischi di malfunzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria.
ร chiaro che, avendo Lagarde cominciato la normalizzazione della politica monetaria dellโarea euro piรน tardi rispetto ai suoi omologhi, il costo del denaro con l’ultimo aumento si attesta “solo” al 3%. La sua azione dunque potrebbe continuare ancora per un poโ, tuttavia, i precedenti del 2008 e del 2011, se vogliamo anche quello dello scorso luglio, dove il board decise di restare immobile su una politica ultra accomodante, insegnano che una reazione troppo lenta allโevoluzione dei mercati potrebbe nuocere gravemente alla crescita dellโEurozona.
Hai trovato questo articolo interessante?
Resta aggiornato sulle future pubblicazioni mettendo un like alla pagina Facebook di sostegno al blog o iscrivendoti alla newsletter.
Ti invito, inoltre, a dare uno sguardo alla nuova sezione del sito relativa alla mia attivitร di consulente finanziario, che si sta via via popolando di articoli su questo tema.