- Standard and Poor’s
- Moody’s Investor Service
- Fitch Rating
Ognuna di queste agenzie si pone l’obiettivo di offrire un giudizio circa la solvibilità di aziende o enti pubblici, allo scopo di superare l’asimmetria informativa vigente nel mercato tra chi offre (investe) denaro e chi ne necessita.
Essendo aziende private – il loro capitale è spesso detenuto da multinazionali – ciò che offrono è, come detto, un giudizio, un parere, un parere espresso da soggetti altamente qualificati, ma pur sempre un parere, non dunque una certificazione predisposta da un organismo pubblico, quale può essere la Consob quando si tratta di certificare un bilancio.
Ciò significa che, nel caso un’agenzia di rating commetta un errore di valutazione, il soggetto che ha investito il proprio denaro fidandosi di quanto espresso dall’agenzia di rating, fatto salvo il caso di dolo, non avrà alcuna possibilità di rivalersi contro di essa.
È un po’ come programmare le vacanze in base alle previsioni meteo, nel caso venga a piovere, non potremmo chiedere il rimborso al meteorologo che aveva previsto un bel sole.
Dunque, dare uno sguardo al giudizio di un’agenzia di rating prima di operare un investimento è importante, basare le nostre scelte esclusivamente su di esso è ingenuo, stupido!
A ciò va aggiunto che le metodologie utilizzate per esprimere un giudizio, oltre a non essere standard, godono del massimo riserbo: l’agenzia, a margine del giudizio sintetico espresso attraverso l’uso delle lettere dell’alfabeto, svelerà le motivazioni che hanno portato a quel risultato, non il complesso di formule ed algoritmi utilizzato.
Di seguito, ecco, per esempio, il commento di Standard & Poor’s che l’ha portata a rivedere il proprio giudizio dell’Italia da BBB/A-3 a BBB/A-2:
Del resto, se un’agenzia di rating finisse per svelare ogni suo segreto, perderebbe il proprio vantaggio competitivo sulle altre, le informazioni, le metodologie di lavoro utilizzate, le formule e, più in generale, quelli che definiamo algoritmi, rappresentano il know-how dell’agenzia, continuando con gli esempi, è come se uno chef svelasse la ricetta di un suo piatto.
Quindi, siamo arrivati al punto di rispondere alla domanda iniziale: delle agenzie di rating ci si può fidare?
La risposta è sì, tenendo però sempre bene a mente che i “mercati perfetti” rappresentano un’ipotesi contemplata esclusivamente nei testi di economia e che una valutazione fatta da terzi non può assolutamente sostituire un’adeguata educazione finanziaria.