Il caso Quarto: tra coerenza e razionalità.

da | Gen 15, 2016 | Altro | 0 commenti

Ha destato parecchio clamore la vicenda del sindaco di Quarto che, secondo quanto trapelato dalle intercettazioni, avrebbe subito delle minacce di stampo camorristico senza averle denunciate alla Procura della Repubblica.

I casi di corruzione in questo Paese sono purtroppo all’ordine del giorno, quasi non fanno più notizia, se non fosse che Quarto è uno dei pochi Comuni amministrati dal Movimento 5 Stelle, il quale nacque come strenuo oppositore dei classici partiti politici e dimostrando in più occasioni di non voler in nessun modo essere accomunato a loro. Va detto però che l’accordo con il Partito Democratico sulla nomina dei giudici della Consulta di qualche settimana fa, dopo mesi di stallo, sembrava essere un primo passo del Movimento verso un modo di far politica meno rigoroso e forse più responsabile. Se questo primo passo aveva portato molti scettici a considerare il Movimento 5 Stelle ormai pronto per un incarico di governo più importante dell’amministrare qualche piccola realtà, la notizia di un’infiltrazione mafiosa ha senza dubbio arrecato un danno alla credibilità del progetto di Beppe Grillo, fornendo una possibilità di rivalsa parecchio ghiotta agli altri partiti, ansiosi di metter finalmente un punto alla presunta superiorità morale da sempre sbandierata dai grillini che, ricordiamolo, sono l’unico partito in Italia ad essersi rifiutato di candidare individui con fedina penale sporca, anteponendo così, a differenza di altri, l’integrità etica al consenso popolare di certi individui.

Gli altri partiti, come dicevo, hanno immediatamente preso la palla al balzo definendo come conclusa la presunta superiorità etica del Movimento ma, i più saggi, vedi il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, conoscendo la condizione del PD, la cui credibilità è uscita distrutta dal caso di Mafia Capitale, ha saggiamente evitato di infierire mostrandosi, al contrario, particolarmente garantista nei confronti del sindaco Capuozzo, cosa non avvenuta nel caso Marino, sfiduciato da un Paese intero, ma avvenuta nel caso di De Luca, a riprova del fatto che il consenso spesso viene prima di qualsiasi etica.

E’ chiaro che candidare persone pulite non sarebbe bastato e che prima o poi anche il Movimento 5 Stelle avrebbe dovuto fare i conti con qualche pecora nera, lo stesso Grillo l’aveva dichiarato nel corso di in un’intervista in Ottobre. Va aggiunto, però, che il sindaco Capuozzo ha avuto come unica colpa quella di non aver denunciato, non certo quella di aver rubato, ma, sappiamo bene che la sintesi giornalistica avrebbe ben presto fatto di tutta un’erba un fascio, dunque, a mio avviso, la richiesta di dimissioni, a cui è seguita l’espulsione dal Movimento, è una decisione corretta, seppur dolorosa; dolorosa perché una situazione del genere, in circostanze normali, avrebbe dovuto essere maggiormente ponderata: se persone per bene che si mettono in gioco, perché credono nel progetto del Movimento, vengono messe alla porta alla prima difficoltà, come si può pensare che in futuro ve ne saranno delle altre disposte a farlo? Questi non sono i presupposti giusti per costruire una nuova classe dirigente.

Insomma, il Movimento 5 Stelle è stato a mio avviso ostaggio della sua stessa coerenza e, forse, resosi conto delle difficoltà nella comunicazione su mezzi di informazione classici dei propri iscritti, non solo per propria colpa, ha preferito tagliare la testa al toro, spazzando via ogni possibile tentativo di strumentalizzazione.

Ora, il video, con annessi screenshot, postato da tre importanti esponenti del Movimento, De Maio, Di Battista e Fico, accusati di sapere della situazione e di essere rimasti in silenzio, ha suscitato parecchia ilarità tra gli osservatori – c’è chi li ha paragonati alle tre famose scimmiette – ma a mio avviso è stata una risposta piuttosto celere alla richiesta di spiegazioni da parte dell’opinione pubblica. A me, onestamente, il dubbio rimane, sia perché De Robbio, primo eletto a Quarto, e autore delle minacce al sindaco, oltre che di alcuni comportamenti in Giunta discutibili, venne espulso dal Movimento già in Dicembre, quindi ben prima dell’esplosione del caso, sia perché, essendo poche le amministrazioni pentastellate, appare parecchio strano che i vertici del Movimento, per altro due dei quali campani, non sapessero nulla di quanto stesse accadendo in quel di Quarto; se oggi non riescono a “controllare” cosa avviene, figuriamoci nel caso gli elettori dovessero dar loro mandato di amministrare grandi città o addirittura il governo del Paese.

Al di là di tutto, a mio avviso si è trattato di un peccato di gioventù da cui il Movimento ha certamente imparato tanto, la strada verso il sogno di guidare il Paese è ancora lunga e irta di insidie, la coerenza è un valore importante, nella politica sconosciuto, una chimera, e forse è un bene che il Movimento in realtà difficili quali quella di Quarto, Comune più volte sciolto per mafia, l’abbia anteposto alla razionalità.

A Quarto, e in tanti cittadine del Mezzogiorno,

Luigi De Maio, Alessandro Di Battista e Roberto Fico.

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c’è un forte bisogno di legalità.

 

 

 

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