Il Fondo Pensione rappresenta la porta d’ingresso al mondo degli investimenti, in quanto, oltre a fungere da salvadanaio – il capitale accumulato andrà ad integrare la pensione pubblica – offre a tutti i sottoscrittori interessanti vantaggi fiscali.
In un Paese come il nostro, caratterizzato da una tassazione estremamente elevata, perché non provare a coglierli?
Sottoscrivere un fondo pensione è un’operazione come si suol dire win-win, ed in questo articolo proverò a spiegarne i motivi, buona lettura!
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Cos’è un Fondo Pensione?
Il Fondo Pensione, nato con la riforma del 1993 (D.Lgs 124/1993) e modificato dal Decreto Legislativo 252 del 2005, è un fondo di investimento, caratterizzato da regole diverse di gestione, che consente a chi vi aderisce di accumulare un capitale che, in futuro, andrà ad integrarsi con la pensione pubblica pagata dall’INPS.
Chi può aderirvi?
Tutti i cittadini possono decidere di aderire volontariamente ad un Fondo pensione.
A differenza del sistema previdenziale pubblico che prevede il pagamento di contributi obbligatori soltanto per chi ha un’occupazione, infatti, la previdenza complementare è aperta a tutti: disoccupati o inoccupati, lavoratori dipendenti pubblici o privati, lavoratori con contratti occasionali e atipici, autonomi e liberi professionisti.
Persino i pensionati, purché prima di un anno dalla maturazione del diritto alla pensione pubblica, possono decidere di aderirvi.
Perché ne ho bisogno?
Con il passaggio al metodo contributivo, avvenuto con la Riforma Dini (legge 335/1995), l’assegno pensionistico sarà fondato sul totale dei contributi versati dal lavoratore nel corso della propria vita lavorativa (rivalutati nel corso del tempo).
Il graduale peggioramento delle condizioni economiche e sociali del Paese (calo delle nascite, aumento della speranza di vita e, dunque, il progressivo invecchiamento della popolazione, nonché le difficoltà, soprattutto tra i giovani, di trovare occupazioni stabili e ben remunerate) fa sì che sempre meno individui riusciranno a versare un quantitativo di contributi tale da consentire loro un tenore di vita dignitoso nel momento in cui raggiungeranno l’età di pensionamento.
Come lo finanzio?
Vi sono grossomodo tre modalità con cui è possibile aderire ad un fondo pensione:
- Versamenti periodici, tendenzialmente mensili.
- Versamenti unici.
- TFR (Trattamento di fine rapporto, la cosiddetta “liquidazione”).
Come funziona la gestione del Fondo Pensione?
La gestione del Fondo è svolta da soggetti di diritto privato sottoposti alla vigilanza di Covip, Commissione di Vigilanza sui fondi Pensione.
I contributi versati confluiscono su un conto personale dell’assicurato sotto forma di capitale e interessi, al netto di imposte e spese di gestione.
Le somme vengono poi reinvestite in azioni, obbligazioni, titoli di stato e quote di fondi comuni d’investimento, con diversi gradi di rischio, che tendenzialmente tengono conto degli anni che mancano per il raggiungimento dell’età pensionistica, allo scopo di bilanciare il rapporto rischio/rendimento.
Ci sono dei rischi?
Trattandosi di un Fondo di investimento, il Fondo Pensione è sottoposto ad una gestione continuativa negli anni che, sulla base di quanto prevede l’art. 6 del d.lgs. 252/2005, deve essere prudente, diversificata e priva di finalità speculative.
Il fondo pensione non può, inoltre, essere oggetto di fallimento. L’art.15 del D.Lgs 252/2005 prevede, infatti, l’applicazione al fondo, nel caso di difficoltà finanziarie, del regime di amministrazione straordinaria o di liquidazione coatta amministrativa ma non di fallimento.
Il motivo è che si tratta di un sistema a capitalizzazione: a differenza di quanto accade nel sistema previdenziale pubblico, i contributi accantonati nei Fondi Pensione formano una posizione individuale che non può essere utilizzata per finanziare il soggetto gestore.
Nel caso si verifichino problemi finanziari, il fondo non subisce perciò una procedura di fallimento: la COVIP può revocare l’autorizzazione al Gestore ma le posizioni previdenziali dei lavoratori restano tutelate con il passaggio ad un Fondo diverso, senza penalizzazioni.
Infine, trascorsi due anni, il sottoscrittore può beneficiare della portabilità gratuita ad altro fondo, un po’ come avviene con i mutui.
Quali vantaggi?
Come sarà chiaro, la sostenibilità del sistema previdenziale pubblico passerà sempre più attraverso la crescita della previdenza complementare.
Lo Stato è consapevole della situazione ed ha introdotto tutta una serie di incentivi fiscali, di seguito riportati, affinché sempre più persone sottoscrivano un piano pensionistico integrativo.
- Deduzione fiscale [*] fino a 5.164,57 euro annui.
- Gli eventuali dividendi sono soggetti a tassazione agevolata al 20%.
- Al momento della richiesta della prestazione finale viene applicata un’aliquota agevolata, trattenuta dal fondo pensione, che va dal 15% fino al 9% sulla base degli anni di partecipazione al fondo pensione (dopo il 15esimo anno, l’aliquota si riduce di uno 0,30% l’anno fino al 9%.)
Infine, il capitale accumulato è impignorabile e insequestrabile.
Cos’è la deduzione fiscale? Da non confondere con la detrazione.
La deduzione fiscale è un’agevolazione che va a ridurre direttamente il reddito imponibile e non l’imposta da pagare.
Per esempio: supponiamo di avere un reddito da dipendente di 33.000 euro lordi annui. Supponiamo che siano applicate delle deduzioni per carichi di famiglia pari a 5.000 euro. Significa che il reddito su cui calcolare l’imposta (IRPEF) sarà pari a 28.000 euro (33.000 – 5.000 euro di deduzione).
La detrazione fiscale, al contrario, è un’agevolazione che va a ridurre l’imposta calcolata e non il reddito. Per esempio, per le spese sanitarie, è prevista una detrazione del 19% che, dunque, verrà calcolata sulle imposte che il contribuente avrebbe dovuto pagare, non sul reddito.
Vi sono delle limitazioni?
Essendo uno strumento atto a garantire un’integrazione alla pensione pubblica, non è possibile, salvo le eccezioni di seguito riportate, ottenere un anticipo del capitale versato:
- In qualsiasi momento, in misura del 75% del capitale accumulato, per il sostenimento di spese mediche legate a gravi problemi di salute, propri o dei propri familiari.
- Dopo 8 anni dalla sottoscrizione, sempre in misura del 75%, se finalizzato all’acquisto o alla ristrutturazione di un immobile residenziale adibito a prima casa per sé o per i propri figli. La somma può essere richiesta anche per completare il pagamento del mutuo.
- Dopo 8 anni dalla sottoscrizione, in misura del 30%, per qualsiasi altra esigenza.
Un caso diverso è invece quello del riscatto del fondo pensione in senso stretto, il quale può essere del 50% nel caso di inoccupazione per un periodo di tempo compreso tra i 12 e i 48 mesi, nonché i casi di cassa integrazione e mobilità, oppure del 100%, nei casi di invalidità permanente che si traduca nella riduzione della capacità di lavoro a meno di un terzo, nonché in seguito alla cessazione dell’attività lavorativa con un periodo di inoccupazione superiore ai 48 mesi. Infine, è possibile richiedere il riscatto totale della posizione maturata in caso di morte dell’aderente al fondo pensione. Il riscatto in questo caso viene richiesto dagli eredi, e quindi dai beneficiari designati dal titolare del fondo: va sottolineato che in caso di morte dell’aderente le somme liquidate non entrano nell’asse ereditario, e non contano l’imposta di successione.
Aspetta, mi ricordi cos’è l’IRPEF?
L’IRPEF (Imposta sul reddito delle persone fisiche) è un’imposta progressiva la quale tiene conto della ricchezza dei contribuenti. La sua metodologia di calcolo avviene attraverso un meccanismo di detrazioni, scaglioni ed aliquote, in modo che progressivamente chi ha un reddito più alto contribuisca di più rispetto a chi ha un reddito più basso.
I soggetti che sono tenuti a pagare l’IRPEF sono tutti coloro che hanno un reddito, lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi occasionali, partite IVA (imprenditori e lavoratori autonomi) ed anche i pensionati. In linea generale, l’assunto per il quale si è soggetti al pagamento è che il reddito prodotto sia conseguito in Italia.
Le aliquote e gli scaglioni di reddito, aggiornati nell’ultimo anno, sono riportate nella tabella di seguito:
Ma andiamo nel concreto: quanto risparmio?
Alcuni esempi:
- Giuseppe, lavoratore dipendente di 45 anni che ha versato contributi entro il limite annuale di deducibilità di 5.164,57 euro annui
- Cinzia, medico libero professionista di 38 anni che ha versato contributi oltre il limite di deducibilità di 5.164,57 euro annui
- Maria, trentaquattrenne impiegata in un’azienda privata che ha versato contributi anche per suo figlio fiscalmente a carico
- Marta, avvocato di 29 anni in regime fiscale forfettario
- Stefano, titolare d’impresa di 36 anni che ha cambiato fondo pensione nel corso del 2021.
Esaminiamoli uno per volta:
1. Il 730 2022 di Giuseppe: contributi entro il limite annuale di deducibilità
Giuseppe ha 45 anni ed è un dipendente privato con un reddito annuo lordo dichiarato nel 2023 di 38.500 euro. Nel corso del 2022 ha versato nel fondo pensione il suo TFR, che non è deducibile non essendo imponibile, e contributi personali per un totale di 5.000 euro precompilati nella riga E27. Questi, rientrando nel limite di deducibilità di 5.164,57 euro annui potranno essere integralmente dedotti.
Riceverà, quindi, nella sua busta paga ben 1.750 euro di risparmio fiscale IRPEF.
2. La deduzione di Cinzia: versamenti annui oltre 5.164,57 euro.
Cinzia è un medico libero professionista di 38 anni che nel 2021 ha versato nel fondo pensione, in un’unica soluzione, 6.500 euro. In questo caso può dedurre 5.164,57 euro, che è il tetto massimo di deducibilità annuale. A fronte di un reddito dichiarato di 67.000 risparmia di imposte IRPEF ben 2.220,77 euro. La parte eccedente di contributi versati nel fondo pensione, pari a 1.335,43 euro, godrà invece di un altro vantaggio fiscale: non sarà tassata in fase di erogazione della pensione integrativa. Questa, infatti, è soggetta ad una ritenuta con aliquota agevolata (cioè tra il 15% e il 9% a seconda del periodo di partecipazione al fondo pensione contro le aliquote IRPEF tra il 23% e il 43%) ma è in parte esente fiscalmente.
La base imponibile della pensione integrativa su cui è applicata la ritenuta non considera quanto è stato già tassato nelle fasi precedenti e risulta esente, quindi, quella parte di prestazione pensionistica formata da:
- rendimenti già tassati in fase di accumulo
- contributi che non sono stati dedotti fiscalmente
Cinzia, per avvalersi di questo ulteriore vantaggio dovrà quindi comunicare al suo gestore, entro il 31 dicembre 2023, di non aver dedotto 1.335,43 euro versati nel fondo pensione nel 2022.
3. Maria e i versamenti per il figlio fiscalmente a carico.
Maria, impiegata in un’azienda privata di 34 anni e aderente da più di due anni ad un fondo pensione, ha iscritto anche suo figlio minore come soggetto fiscalmente a carico. Oltre a quanto versato nel fondo pensione per la sua posizione, può dedurre anche i contributi versati a favore del figlio Luca, e questo anche se è a carico di Maria per il 50% e per il 50% del marito.
Avendo versato complessivamente 3.600 euro (200 euro mensili per la sua posizione e 100 euro mensili per il figlio), portandoli in deduzione da un reddito lordo di 30.000 euro risparmia sulle tasse 1.139,65 euro.
4. Marta, avvocato in regime forfettario.
Marta ha ventinove anni ed è un avvocato la cui attività professionale presenta i requisiti per accedere al regime fiscale forfettario, avendo un reddito dichiarato di 27.000 euro. Nel corso del 2022 ha versato 1.000 euro di contributi al suo fondo pensione che, non essendo deducibili fiscalmente, dovrà dichiarare al suo gestore come non dedotti.
In questo modo saranno esenti a scadenza in fase di erogazione della pensione integrativa (come nel caso di Cinzia per i contributi versati oltre il tetto massimo di deducibilità).
5. Stefano, ha cambiato fondo pensione nel corso del 2022.
Stefano è un titolare d’impresa di 36 anni che nel corso del 2022 ha cambiato fondo pensione, trasferendo quanto accumulato in un prodotto migliore per le sue nuove esigenze. Come funzionerà la deduzione fiscale in questo caso?
Nulla cambia rispetto alle regole ordinarie e quanto versato nel 2022 sarà deducibile nella dichiarazione 2023. Fino a marzo ha versato 1.000 euro nel vecchio fondo pensione e a partire da aprile fino a dicembre 2022 ha versato altri 3.000 euro. A fronte di un reddito di 40.000 euro risparmia 1.400 euro.
Il capitale trasferito, invece, non sarà deducibile perché versato e già dedotto negli anni precedenti.
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