Crisi bancarie, nasce il Fondo Atlante.

da | Apr 13, 2016 | Politica economica | 0 commenti

Atlante Farnese

Il Titano Atlante, condannato a reggere sulle proprie spalle il peso del mondo.

Hanno scelto il nome Atlante, il titano che, secondo la mitologia greca, fu condannato a reggere la volta celeste, per il nuovo fondo di investimento alternativo (Fia) lanciato da Quesito Sgr con lo scopo di tamponare e stabilizzare le falle del sistema bancario italiano. Si tratta di un fondo che, seppur vede come garante istituzionale la Cassa depositi e prestiti con una partecipazione minima, ha matrice esclusivamente privata, composta dai più grandi istituti di credito, assicurazioni e fondazioni italiane.

Con l’avvento del Bail-in – se avete ancora dubbi sul suo significato, vi invito a leggere il mio precedente articolo “Vi Spiego cos’è il Bail-in” – infatti, lo Stato non può più salvare gli istituti di credito attraverso la loro nazionalizzazione, operazione compiuta in passato da diversi Paesi europei, Germania in primis, mentre i nostri Esecutivi, in quel periodo, complice anche il grave attacco dei mercati con lo spread a 500, non andavano oltre il ribadire quanto il nostro sistema bancario fosse solido (Unica eccezione, il salvataggio di Mps).

La storia ha poi dimostrato il contrario: a fine 2015, il decreto denominato “Salva banche” per la costituzione di una bad bank con lo scopo di salvare i famosi 4 istituti di credito (Banca delle Marche, Banca Etruria, CariChieti e CariFerrara) – affossati dalle sofferenze per un ammontare complessivo di 8.5 miliardi di euro – con lo strascico di polemiche derivante dal mancato salvataggio dei sottoscrittori di obbligazioni subordinate, a loro dire raggirati dagli istituti.




Il Fondo Atlante, il cui valore complessivo dovrebbe aggirarsi sui 6 miliardi di euro, si pone un duplice obiettivo: da un lato, fungere da garanzia di ultima istanza consentendo aumenti di capitale più agevoli agli istituti di credito in difficoltà, dall’altro, acquistare crediti in sofferenza (Npl= Non performing loans) – con l’intento di aumentare il valore di mercato dei crediti deteriorati – in modo che la valutazione degli investitori internazionali, oggi disposti a pagare per un ammontare intorno al 20% del loro valore nominale, si avvicini maggiormente al valore iscritto in bilancio che è in media del 44%. Ciò sortirebbe anche il decollo del mercato dei crediti deteriorati, da anni bloccato da prezzi enormemente speculativi.

Al fine di raggiungere questi obiettivi, il Governo è deciso a fare la propria parte, impegnandosi ad emanare nelle prossime settimane un decreto atto ad abbreviare i tempi di recupero dei crediti in sofferenza, in quanto, è intuitivo, più celere è il recupero del credito, più il suo valore attualizzato aumenta.

Come spero sia chiaro da quanto esposto sinora, il problema principe degli istituti di credito italiani attiene ai crediti in sofferenza – nella maggior parte dei casi, o almeno per quanto concerne i 4 istituti di credito oggetto di salvataggio, figli di concessioni di prestiti ai soliti “Amici di” senza opportune garanzie – e sia il Fondo Atlante, quanto gli interventi promessi del Governo, mirano alla risoluzione di questo problema; ora, ammesso che si passi dalle parole ai fatti, ossia che i cda delle rispettive banche, assicurazioni e fondazioni sottoscrivano questo fondo (e in che misura) e che il Governo adempia quanto annunciato, occorrerà esaminare la risposta dei mercati (sarà sufficiente a ripristinare la fiducia in Borsa?), senza trascurare l’occhio sempre pressante dell’Europa: il rischio che tale intervento venga configurato come un “aiuto di Stato” dovrebbe essere scongiurato ma non si sa mai.

Infine, c’è un aspetto che a mio avviso va registrato: la prima assunzione di responsabilità da parte dei principali artefici della crisi che abbiamo vissuto in questi anni; il tanto chiacchierato bail-in ha messo loro con spalle al muro, gli atteggiamenti che gli economisti chiamano moral-hazard non sono più contemplati, l’opinione pubblica non dovrà più farsi carico delle condotte scellerate delle banche.

Bank of Japan, a sorpresa, un’altra stretta.

Il 2024 sarà un anno da ricordare per Bank of Japan. Dopo fine dell’era dei tassi zero, tornati su territorio positivo (0%-0.1%) lo scorso marzo – non accadeva dal 2016 – e coincisa anche con il primo rialzo – in questo caso bisognava tornare indietro addirittura al...

Svezia, Riksbank taglia i tassi.

Questa settimana Riksbank ha tagliato per la prima volta il livello dei tassi in otto anni, portandoli dal 4 al 3.75%, nel tentativo di dare respiro all’economia svedese, in affanno nell’ultimo periodo. Il generale inasprimento delle politiche monetarie delle maggiori...

Taglio dei tassi, siamo proprio sicuri?

Jerome Powell, Presidente della Federal Reserve. Il 2024 avrebbe dovuto sancire la normalizzazione della politica monetaria mondiale. La rincorsa sfrenata per riportare il tasso di inflazione nei rispettivi livelli target, dopo che per mesi la gran parte degli addetti...

Bank of Japan, fine di un’era.

Kazuo Ueda, Governatore di Bank of Japan. L'ultima riunione del board di Bank of Japan, conclusasi nella prima mattinata italiana e culminata con le dichiarazioni alla stampa del Governatore Kazuo Ueda, sancisce un passaggio storico per la massima autorità di politica...

Malesia, il ringgit in difficoltà attende notizie da Powell.

Il ringgit è in difficoltà. La valuta malese è ai minimi dai tempi della "crisi delle tigre asiatiche" della fine degli anni ’90. Nonostante l’impegno dichiarato da parte della banca centrale locale, la Bank Negara Malaysia, a vendere alcune delle riserve detenute in...

Giappone, un nuovo inizio?

Lo scorso giovedì l’indice Nikkei 225 ha chiuso a 39.098 punti, superando il massimo storico fatto registrare ben 34 anni fa. Era infatti dal 29 dicembre 1989 che l’indice che contiene le 225 aziende a maggior capitalizzazione del Paese non si spingeva così in alto –...

Share This